Malvenuti nell'urFortezza
Sex workers, migranti, smartphone: l'Architettura dell'Oppressione è anche una struttura urbanistica e commerciale che sta trasformando l'Occidente in una "Fortezza eterna", anche digitale (3/4)
“Il mondo che non ci appartiene reagisce a ciò che facciamo" (Franco La Cecla, antropologo)
La democrazia "cosmetica" che Eduardo Galeano chiama "democratura" non adotta come nemico-capro espiatorio sex workers e migranti per mera casualità: insieme a quelli del lavoro sfruttato, questi sono corpi – individuali e sociali – tutt'altro che docili, depoliticizzati e de-conflittualizzati, che il Potere al vertice di questo regime ha necessità di reprimere e, soprattutto, di silenziare, agendo di volta in volta sul tasto della paura e della repressione o su quello della invisibilizzazione. Di entrambi nello stesso momento, quando necessario.
Ciascuno di questi corpi e delle sue rivendicazioni, in singolo o in collettivo, rappresenta infatti una voce di insorgenza sociale, un lemma di una vera e propria grammatica dell'antipotere e un nodo fondamentale di una Democrazia insurgente, l'unico possibile regime da instaurare per (ab)battere la «lotta di classe» giocata dagli Architetti dell'Oppressione.
Il seme euro-statunitense della Democratura
La cancellazione del diritto all'aborto – oggi negli Stati Uniti quale diritto federale, domani in molti altri Paesi, tra cui il nostro - il tentativo di riformare in senso presidenziale lo Stato italiano, la lenta trasformazione del diritto di voto in una scelta "commerciale" tra offerte sempre meno distinguibili perché guidate dall'interesse dei gruppi di Potere inter- e sovranazionale rappresentano i primordiali semi di questa "fintodemocrazia" che si allontana sempre più dalla volontà e dall'interesse del popolo.
In questo nuovo regime leve come controllo e sorveglianza, sostiene il filosofo sudcoreano Byung-Chul Han1, non passano più solo da repressione e paura ma anche – e sempre più – da intrattenimento e piacere, in un dispositivo2 che agli arresti arbitrari e alle torture sostituisce la disciplina degli algoritmi, l'intelligenza artificiale e, soprattutto, il controllo delle informazioni e dei dati personali, fondamentali sia nelle relazioni di Potere che per la profilazione, commerciale, politica, sociale o criminale che sia.
Trasgressori di confine contro il Regime delle frontiere
Nella Società dell'Espulsione che permea la democratura, tornando alla definizione di Saskia Sassen, non dovrebbe stupire che le tecniche di sorveglianza e repressione siano studiate e perfezionate sulla carne di sex workers – di cui si è già detto nella prima parte di questo approfondimento – e migranti, cioè su chi proviene da quei Paesi il cui sfruttamento economico e ambientale permette al cosiddetto "primo mondo" di potersi definire tale. Finché il “resto” del mondo non si incazza, come sta accadendo dagli ultimi mesi del 2023 intorno agli effetti della guerra in Ucraina e del conflitto israelo-palestinese.[Guarda: “Fragile States, Better Security and Management of Natural Resources“ - Paul Collier, TedxOxford, 2015]
Progetto PeDRA, un Datagate per la Fortezza Europa?
È sulla carne dei migranti, ad esempio, che nel 2019 viene riconvertito il "progetto PeDRA", acronimo di "Processing Personal Data Risk Analysis", nato nel 2016 come programma di scambio dati sul terrorismo jihadista tra Europol e Frontex – rispettivamente la forza di Polizia europea e l'Agenzia della guardia di frontiera e costiera – e trasformato 3 anni dopo in programma per il monitoraggio sul flusso migratorio lungo la frontera sur dell'Europa.
Così, mentre l'avvocata Nayra Perez, Data Protection Officer di Frontex, denuncia come questa trasformazione non possa essere realizzata «senza violare la legislazione dell'Ue» e pone «un serio rischio di usare i dati in modo improprio rispetto al mandato di Frontex», nei nuovi compiti della polizia di frontiera vengono inseriti il controllo dei social media e la raccolta di dati sensibili per il riconoscimento dei migranti, compresi Dna, condizioni di salute ed orientamento sessuale. La denuncia di Perez viene ignorata, mentre l'Unione si trasforma sempre più in Fortezza Europa.
Nel frattempo, il Garante europeo per la protezione dei dati (Edps, European Data Protection Supervisor) accusa Europol di essersi trasformata in un'agenzia per la sorveglianza di massa, qualcosa di simile all'attività illegale della National Security Agency svelata nel 2013 da Edward Snowden. Due grossi indizi in tal senso:
4 petabyte (circa 3 milioni di cd-rom) di dati personali che la polizia europea detiene illegalmente sui cittadini europei, raccolti all’interno di indagini su criminalità e terrorismo
un budget raddoppiato negli ultimi 6 anni, nello stesso periodo di questa "pesca a strascico" di dati
Indizi che danno il segnale, evidente, di come l'Unione-Fortezza abbia abbracciato in pieno l'idea di una "sicurezza" di matrice poliziesca, il cui obiettivo primario non è lavorare per rendere il territorio europeo più sicuro per chiunque vi abiti ma arrivare alla piena cancellazione del diritto alla privacy dentro e sui suoi confini.
Secondo quanto riporta Alessandro Starnoni su Mashable Italia nel gennaio 2022, l'accumulo di tali dati, «confusionario» perché impossibile da categorizzare
va contro "i principi di limitazione delle finalità, minimizzazione e accuratezza dei dati, tempi di conservazione, con il conseguente rischio di potenziali violazioni di dati, gestione generale e sicurezza delle informazioni. In poche parole, una potenziale violazione dei diritti e delle libertà personali"
”Sorvegliare è uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo”
Dagli alti scranni dell'Unione-Fortezza sembra essere ipotizzata una riforma che non protegge affatto i diritti dei cittadini ma, al contrario, permetterebbe ad Europol di continuare ad avere a disposizione tali dati. Perché la sorveglianza di massa, illegale anche secondo l'Edps, è un «erculeo» lavoro, come dichiara Ylva Johansson, commissaria europea per gli Affari interni, ma qualcuno deve pur farlo.
Il business dei confini
L'evoluzione dell'Unione Europea in Fortezza – o involuzione, a seconda dei punti di vista – e con qualche differenza degli Stati Uniti, può essere facilmente compresa seguendo il progresso nell'impiego dei droni, assurti a simbolo di quella che Edward Snowden chiama "Architettura dell'Oppressione" e, non a caso, assurti a strumento fondamentale nella sorveglianza antimigrante.[Guarda: “Europa: guerra ai migranti“ - Presadiretta, Raiplay, stagione 2022].
Una politica-business – che coinvolge anche l'italiana Leonardo Spa, l'ex Finmeccanica – per cui l'Unione-Fortezza stanzia 34,9 miliardi per il solo periodo 2021-2027, di cui 1,3 destinati alle "attrezzature per il controllo doganale" per quell'idea di «muro intelligente» che affratella in una unità di politiche, lobbismo e affari i partiti repubblicani con i democratici-di-solo-nome su entrambe le sponde dell'Oceano Atlantico. «Non si può non notare» scrive l'avvocato Arturo Raffaele Covella su Melting Pot Europa
come dietro tutte queste azioni legislative e dietro alle politiche perseguite da governi anche di colore politico diverso si celi un'idea di società che non sa essere accogliente e ospitale, che ha perso il senso della realtà. Le persone da sempre si spostano e con esse circolano le idee e i saperi. Cercare di limitare tutto questo significa impoverirsi e perdere opportunità di crescita
I dati riportati nel 2021 da Roberta Cavaglià su Linkiesta indicano per la sola Frontex – nel periodo 2005-2016, i finanziamenti sono aumentati da 6,3 a 238, 7 milioni di euro, con un ulteriore aumento a 420,6 milioni nel 2021: militarizzare i confini europei, ed i corpi che in questo territorio abitano o transitano, serve in pratica per rientrare dall'investimento.
C'è sicurezza sotto l'occhio del drone?
Sono i droni utilizzati da Frontex nell'ambito di operazioni come "Ncc/Eurosur" e "Roborder" a permettere alla guardia costiera libica – ben finanziata da Bruxelles – di intercettare i barconi pieni di migranti per riportare nelle carceri libiche o reinserirli nel sistema di sfruttamento lavorativo adottato dai governi della nuova conformazione del Paese post-Gaddafi.
Alcuni di questi strumenti, impiegati anche sul confine tra Polonia e Bielorussia – il muro più lungo d'Europa – non si limitano al ruolo di pattugliatori, ma vengono usati anche in modo più attivo, ad esempio per distruggere le fabbriche delle barche che dovranno essere usate dai migranti o, come "taser-volanti", per attaccare le persone che riescono a raggiungere il muro al confine sur degli Stati Uniti [Startup Pitched Tasing Migrants From Drones, Video Reveals].
I droni che oggi sorvegliano il confine sud-est dell'Unione-Fortezza sono diretta evoluzione – politica più che industriale – dei droni da guerra che ieri sono stati impiegati contro il regime dei Talebani in Afghanistan dopo l'11 settembre 2001 ed oggi in Etiopia e Ucraina. Strumenti resi noti da persone come l'ex analista Daniel Hale o Heather Linebaugh, ex militare dell'aeronautica statunitense cui la partecipazione alla "Guerra al Terrore" regala un Ptsd (disordine da stress post-traumatico), come lei stessa scrive in una lettera al quotidiano the Guardian nel 2013 e, nel 2016, a Sonia Kennebeck per il documentario National bird. [Heeather Linbaugh: I worked on the US drone program. The public should know what really goes on].
Un decennio dopo i droni non solo continuano ad essere impiegati nel settore bellico – con un ovvio profluvio registrato nel business della guerra in Ucraina – ma sono sempre più presenti anche in ambito civile, ad esempio per portare pacchi, organi e medicine in zone altrimenti non raggiungibili, o per controllare opere pubbliche (video – Corriere della Sera) o assicurare l'ordine durante gli eventi pubblici: un ulteriore sfruttamento del concetto di "sicurezza" per abituare la popolazione alla sorveglianza di massa che l'Unione-Fortezza, dopo averla sviluppata sul confine antimigrante, sta ora rivolgendo contro la stessa popolazione che, erette le Mura, sostiene di voler proteggere.
Per approfondire:
Un drone per sorvegliare il Mediterraneo e fermare i migranti. Il nuovo appalto del ministero dell’Interno – Duccio Facchini, Altreconomiia, 22 ottobre 2020
Israele addestra l’Italia all’utilizzo dei droni killer – Antonio Mazzeo, Pagine Esteri, 29 dicembre 2021
I consigli al governo di Leonardo – Claudia Vago, Comune-Info, 25 aprile 2020
Malvenuti nella urFortezza
Nata seguendo l'ideale – da tempo abbandonato – degli "Stati Uniti d'Europa", l'Unione Europea ha da tempo intrapreso una deriva autoritaria che la porta ad innalzarsi - come "Fortezza Europa" – contro un invasore esterno che essa stessa crea, tramite lo sfruttamento economico e il potere finanziario esercitato sui Paesi africani. Nell'ultimo periodo la "Fortezza" sta aggiornando se stessa e il proprio volto antidemocratico avvicinandosi sempre più a ciò che Umberto Eco chiamava "Urfascismo"3, e non solo per il sempre più ampio spazio che governi, partiti e movimenti di ideologia fascista stanno prendendo nel vecchio continente.
Sovrapponendo alle politiche della Fortezza Europa i 14 punti del "fascismo eterno" delineate da Eco, la "urFortezza" «cresce e cerca il consenso sfruttando ed esacerbando la naturale paura della differenza» (punto 5) delineando quel muro di protezione antimigrante che, in modo ideologico più che fisico, congiunge Ceuta e Melilla – enclave spagnola in territorio marocchino – ai muri eretti lungo la rotta balcanica, per un totale di 16 muri della lunghezza totale di quasi 1.000 chilometri.
Barriere che permettono alla UrFortezza di muovere una «guerra permanente» (punto 12) tanto verso un "nemico" esterno che viene percepito alle "fondamenta giudaico-cristiane" – e dunque al «culto della tradizione<» (punto 1) – di un'Europa in realtà nata laica dal meticciato di popoli e culture ed alla «volontà di potenza su questioni sessuali»4 rivendicata dal nazionalismo (o suprematismo) bianco europeo, lo stesso tipo di Potere medievale che muove guerra al diritto all'aborto libero e sicuro su entrambe le sponde dell’Atlantico.
Per approfondire:
Dalla Germania agli Usa, l’internazionale del terrore bianco – Umberto De Giovannangeli, Reset.it, 20 febbraio 2020
Il mito tossico del "genocidio dei bianchi" – Leonardo Bianchi, Vice, 27 novembre 2018
Il nemico (sbagliato) alle porte
È lo stesso nazionalismo che, servile verso un Potere in realtà sovranazionale (do you know governo Meloni?), con l'aiuto di partiti e latifondi mediatici indirizza verso gruppi sociali oppressi e marginalizzati una «frustrazione sociale» (punto 6) che origina invece "dall’alto", dalle politiche governative ed internazionali di tagli alla spesa sociale e austerità, sorveglianza e (ri)educazione dei comportamenti sociali: gli attacchi a diritti come quello ad un lavoro degno e pagato adeguatamente, all'istruzione universale e gratuita, al cibo, alla casa, ad un ambiente sano o alla libertà di movimento, non dipendono dall'arrivo dei migranti, ma dalle decisioni prese all'interno dei gruppi di Potere – e al Potere – in Europa e nei grandi consessi politico-economici internazionali.
Ne Il fascismo eterno, Eco parla di un «populismo qualitativo» (punto 13) perpetrato da una "élite" europea (punto 10) che – traslando il discorso alla stretta attualità – oggi muove guerra a diritti e libertà democratiche per spezzare quella «volontà comune» da cui generano quelle forme di insorgenza sociale necessarie a riscrivere gli equilibri del mondo in chiave davvero democratica: l'attacco alla voce antimilitarista sul conflitto russo-ucraino – un attacco che vuole il pacifismo «cattivo perché la vita è una guerra permanente» (punto 9) – e a qualunque voce che metta in dubbio la lettura filo-occidentale della guerra, rientra esattamente in questo progetto [ne parleremo in uno dei prossimi approfondimenti, ndr]. Scrive ancora Eco5 (punto 3):
pensare è una forma di evirazione. Perciò la cultura è sospetta nella misura in cui viene identificata con atteggiamenti critici
Su quest'ultimo punto, in special modo, l'Italia si sta dimostrando ancora una volta perfetto laboratorio per le tecniche di repressione: basti qui elencare la repressione del movimento NoTav, la sorveglianza speciale – oggi conclusa – comminata contro Eddi Marcucci, o il processo politico, con successiva condanna contro Mimmo Lucano e il suo modello di gestione solidale, antimafia e antifascista di Riace. Tutte espressioni di pensiero critico e opposizione politica allo status quo capitalista, che il Potere neoliberale non può accettare
Per approfondire:
Ucraina, i pacifisti sono nella realtà delle lotte e chi li accusa di essere servitori di Putin sbaglia di grosso – Globalist.it, 1 maggio 2022
Guerra in Ucraina, le ragioni dei pacifisti – Giulio Marcon, Valori.it, 12 aprile 2022
Il realismo dei pacifisti contro il machiavellismo della politica – Tomaso Montanari, Micromega, 28 febbraio 2022
Espellere, sorvegliare, intrattenere
Che vesta sotto gli abiti del totalitarismo, del nazionalismo o del suprematismo, la Società dell'Espulsione che regge la democratura non si basa più solo sulle forme classiche di controllo e repressione del dissenso, del pensiero e del movimento delle persone, ma aggiunge a queste un controllo sempre più stringente di informazioni e dati personali, feticci di quello che Han chiama "regime dell'informazione", cioè quella
forma di dominio nella quale l'informazione e la sua diffusione determinano in maniera specifica e decisiva, attraverso algoritmi e intelligenza artificiale, i processi sociali, economici e politici. A differenza del regime della disciplina, non si sfruttano corpi ed energie, ma informazioni e dati. Il fattore decisivo per ottenere il potere non è ora il possesso dei mezzi di produzione, ma l'accesso alle informazioni, che vengono usate per la vigilanza psicopolitica ed il controllo ed la previsione dei comportamenti. Il regime dell'informazione è adattato al capitalismo dell'informazione, che oggi diventa un capitalismo della vigilanza e degrada le persone alla condizione di dati e consumatori conquistati6
Il simbolo di questo nuovo totalitarismo è il tasto "like" dei social network, uno dei gesti più diffusi nell'internet di oggi ma allo stesso tempo strumento di studio, controllo e indirizzo di comportamenti sociali datificati - cioè aggregati in big data7 – che il filosofo sudcoreano pone a fondamento della sua ricerca sulla "psicopolitica", tecnica del Potere che in parte sostituisce e in parte si associa alla "biopolitica" di Michael Focault per dar vita ad un regime a "libertà obbligatoria", mutuando il termine dall’omonimo disco di Giorgio Gaber del 1976.
Nel regime dell'informazione essere liberi non significa agire ma clickare, mettere like e postare così da non avere alcuna rivoluzione. I dati non sono capaci di agire in senso enfatico come le mani. Non sono più che organi di elezione consumista. Consumo e rivoluzione si escludono reciprocamente8
Pollice verso alla rivoluzione
«l like esclude tutte le rivoluzioni»9, scrive Han in Infocracia. Lo stesso "pollice su", a ben guardare, è stato una rivoluzione: emblema di quella innovazione tecnologica – oggi soprattutto economica ed antropologica – che sono i social network, negli ultimi anni varie ricerche stanno (di)mostrando come l'uso, abuso e cattivo uso di questi strumenti stia portando alla deriva concetti come "visibilità" e "trasparenza". Una deriva che ha inculcato nelle persone l'idea che qualunque momento della vita privata debba essere socializzato e trasformato in "performance", da distribuire – in maniera falsamente volontaria e pericolosamente gratuita – ad un pubblico di "seguaci" che, a loro volta, devono distribuire "performance".
Questa sorta di "principio di visibilità perenne" – che è un principio tutt'altro che democratico e generale, non applicandosi ai membri, noti e invisibili, delle classi dirigenti – sta facendo registrare tra gli utenti l'aumento di problemi di salute psicofisica, tra sindrome "Fomo" e chirurgia per filtri di Instagram, fino al deterioramento delle capacità di provare empatia, come denuncia Jaron Lanier10 enumerando i suoi "10 motivi" per cui cancellare «subito i tuoi account social».
Una soluzione meno estrema, e forse più realistica, potrebbe essere l'adozione di un nuovo modello di social network noto come Fediverso, ma che a lungo andare rischia di reiterare alcuni tra i problemi principali dei social classici. [Guarda: “Perché dobbiamo ricostruire internet“, Jaron Lanier, TedTalks, 2018].
L'architettura persuasiva del Capitalismo della sorveglianza
L'architettura dell'Oppressione di cui parla Snowden, sostenuta dalla "libertà obbligatoria" dei social network, diventa un'architettura persuasiva, per dirla con Zeynep Tufekci11, sociologa e scrittrice turca che da anni studia le implicazioni sociali delle nuove tecnologie: mentre diventano di uso sempre più comune, parole come "selfie" e "like" si fanno ancelle di un Culto della personalità digitale che, sostiene Han, è in grado di «riprogrammare»12 i comportamenti sociali.
Stiamo costruendo una distopia solo per far cliccare la gente sulla pubblicità
afferma Tufekci in un TedTalk del 2017. L'anno precedente, in un'altra conferenza Ted, la sociologa turca evidenzia come in una società che sempre più si sta abbandonando, all'"intelligenza" delle macchine, «la morale umana» rimane fondamentale. [Guarda:”We’re building a dystopia just to make people click on ads”, Zeynep Tufekci, TedTalk, 2017].
Intorno alla "riprogrammazione" denunciata da Han si è sviluppato negli anni quel complesso politico-industriale che Shoshana Zuboff chiama "Capitalismo della Sorveglianza": un sistema che sfrutta la diffusione – gratuita e spesso inconsapevole – la raccolta e l'analisi dei dati personali digitali e digitalizzati per affinare le capacità di sorveglianza del "regime dell'informazione".
Una competenza che proprio la "famiglia Pebkac", con l'ingenua convinzione del non avere niente da nascondere, permette di sviluppare con facilità. "Nothing to Hide" – documentario del 2017 di Marc Meillassou e Mihaela Gladovic – (di)mostra, invece, perché dovremmo considerare di avere tutto, o almeno molto, da nascondere.
Per approfondire:
Il capitalismo della sorveglianza – Shoshana Zuboff, Alessandra Boni, traduzione per Renovatio21, Medium, 13 luglio 2020
Il potere del Grande Altro – Giorgio Salerno, Comune-info.net, 23 maggio 2021
La società della sorveglianza e il golpe silenzioso dei social media – traduzione da Firstonline.info, 28 febbraio 2021
Sorvegliati e contenti: così i social hanno realizzato la forma di controllo perfetta – Lelio Demichelis, Agenda Digitale, 3 luglio 2020
Il vero problema dei social network – Fabio Ambrosino e Rebecca De Fiore, Il Pensiero Scientifico Editore/Forward.recentiprogressi.it, dicembre 2020
Come resistere all'economia dell’attenzione – Priscilla De Pace, Siamomine.com
Questo articolo è il terzo di una serie di quattro sull'Architettura dell'Oppressione, un nuovo sistema di controllo economico, politico, digitale ed urbanistico in cui sorvegliare significa controllare corpi, emergenze e paure sociali. Leggi gli altri articoli: “Introduzione all’Architettura dell’Oppressione”; “Educati all’oppressione”; “La società “sanificata“ degli sciami digitali“
Note:
Byung-Chul Han, "Infocracia. La digitalización y la crisis de la democracia", Madrid, Taurus editorial, 2022 (in italiano "Infocrazia. Le nostre vite manipolate dalla rete", Einaudi 2023); "Nello sciame. Visioni del digitale", Roma, Edizioni Nottetempo, 2015. Quando questo testo è stato scritto, "Infocracia" non era ancora stato tradotto in italiano: tutte le citazioni, dunque, fanno riferimento alla versione spagnola del libro, con traduzione mia
Per il filosofo francese Michel Focault, che lo teorizza a metà degli anni '70 del '900, un dispositivo è dato dall'insieme di tecniche discorsive e non utilizzate per controllare, dirigere e contenere le condotte delle persone. Esempio classico sono scuole e prigioni. Focault ne parla per la prima volta in "Surveiller et punir: Naissance de la prison", Paris, Gallimard, 1975 (in italiano: "Sorvegliare e punire: nascita della prigione", Torino, Einaudi, 1976)
Umberto Eco "Il fascismo eterno", Milano, La nave di Teseo, 2018, edizione kindle. Secondo Eco, se il nazismo rimane ideologia specifica della Germania hitleriana, così non è per il fascismo, che invece si adatta a varie situazioni a seconda della presenza o meno di alcune caratteristiche (ne individua 14): così se al fascismo mussoliniano si tolgono le velleità imperialiste si arriva al fascismo spagnolo o portoghese, oppure al fascismo dei Balcani se dall'archetipo italiano si toglie il colonialismo
Eco, op.cit., p.23
Eco, op.cit., p.20
Byung-Chul Han, op.cit., p.9, traduzione mia
Con il termine "big data" si indica la raccolta di una quantità talmente ampia di dati informatici e informazioni digitali da dover essere elaborati, estrapolati e correlati attraverso particolari tecnologie e metodi d'analisi con lo scopo di migliorare le capacità decisionali di chi gestisce quei dati, che siano essi dirigenti d’impresa o politici
Byung-Chul Han, p.20
Byung-Chul Han, p.17
Jaron Lanier, "Dieci ragioni per cancellare subito i tuoi account social", Milano, Il Saggiatore, 2018. Lanier è informatico, saggista e compositore statunitense
Zeynep Tüfekçi è una ex programmatrice informatica turca oggi sociologa, professoressa alla Columbia e columnist del New York Times, il cui lavoro si concentra sulle implicazioni sociali delle nuove tecnologie
Byung-Chul Han, "Nello sciame", op.cit., p.9